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I PIONIERI DELL'ARGENTERIA GALVANICA

I PIONIERI DELL'ARGENTERIA GALVANICA

 

 

 Nato a Birmingham il 17 ottobre 1801, George Richards Elkington iniziò la propria carriera come commesso nel negozio di ottica dello zio fino al 1824, quando ereditò, da suo padre James, la modesta manifattura familiare di “Toys" dorati.

 

I "Toys", lo ricordiamo, non erano giocattoli per bambini, bensì il soprannome correntemente utilizzato per definire quella serie di oggetti, dalle tabacchiere da fiuto, agli accessori per il fumo, piuttosto che i gingilli da orologio che riflettevano nella quotidianità le piccole vanità del gentleman vittoriano.

L' avidità di conoscenze tecniche inerenti la propria attività era altrettanto spiccata quanto lo spirito di avventura di George, il quale, in occasione dell’ingresso di suo cugino Henry nella ditta di "Toys", si recò immediatamente a Parigi per aggiornarsi sulle più recenti applicazioni scientifiche e commerciali riguardanti la doratura industriale dei metalli.

 

E’ proprio durante questo breve ma determinante soggiorno, che George venne a conoscenza delle scoperte di Luigi Galvani, Alessandro Volta e Luigi Brugnatelli.

A partire dal 1830, appena di ritorno a Birmingham, George inizia, insieme al cugino Henry, i primi esperimenti finalizzati allo sviluppo di una tecnica di doratura dei metalli meno nociva del metodo tradizionale al mercurio - meglio conosciuto come "vermeil" - altamente tossico a causa dei vapori di cianuro esalati durante l’intero procedimento.

 

Il serio impegno delle loro ricerche li condusse ben presto a raggiungere risultati più soddisfacenti, riassunti nel brevetto di doratura depositato da George Richards Elkington il 2 giugno 1836.

Questo fu il primo brevetto inglese a suggerire l’applicazione di una placcatura metallica realizzata elettroliticamente per rivestire le superfici di oggetti finiti come il  rame, ottone ed altri metalli o leghe affini.  

 

La ricerca sperimentale sviluppata dai cugini Elkington desume quasi sicuramente le proprie origini dal principio dell’elettroformatura galvanoplastica, divulgata in Inghilterra attraverso il lavori di Warren De la Rue, pubblicati agli inizi del 1836 nel “Philosophical Magazine" di Londra.

Il metodo galvanoplastico permetteva di ricoprire la superficie di un modello di base - realizzato in materiale inerte, quale cera, gesso o resina- con un rivestimento metallico abbastanza consistente da poter essere distaccato dal supporto originale per diventare un oggetto finito a sé stante.

La ricopertura metallica del modello originale, opportunamente verniciato con sostanze conduttrici l'elettricità, veniva realizzata elettroliticamente nel bagno galvanico alimentato da un flusso di corrente continua, fornita dalle batterie inventate da J.F. Daniell nel 1836.

 

L'interesse suscitato dalle applicazioni artistiche e commerciali di questa tecnica rivoluzionaria incoraggiò l'approfondimento delle ricerche in tutta Europa: a Dorpat in Germania (ora Tartu, in Estonia), il Prof. Moritz Hermann Jacobi pubblicò il proprio procedimento galvanoplastico già nel 1837.

In Inghilterra, invece, la diffusione delle ricerche condotte sull' elettroformatura, parallele alla divulgazione del brevetto degli Elkington, condussero ben presto Thomas Spencer, un intagliatore e doratore in foglia di Liverpool C. J. Jordan, un tipografo di Londra, ad acquisire entrambi, da fonti indipendenti, le conoscenze necessarie allo sviluppo della  placcatura elettrolitica dei metalli concorrenti a quella degli Elkington, che furono pubblicate, quasi contemporaneamente, nel 1839.

 

Nel  frattempo, gli Elkington si erano impegnati nel completamento della loro grandiosa Manifattura in Newhall Street, la stessa via dell’Ufficio di Assaggio di Birmingham - intensificandovi le ricerche sulle placcature elettrolitiche a base di metalli preziosi, grazie alla continua assistenza del loro preziosissimo

collaboratore, l'ingegnere Alexander Parkes remunerato a quel tempo ben 200 sterline per la sua consulenza.

 

George ed Henry Elkington compresero ben presto di non dover sottovalutare i propri concorrenti diretti: il professor Jacobi trasferitosi a Pietroburgo era  troppo distante per poterli infastidire commercialmente, mentre Jordan abbandonò ben presto le proprie ricerche.

L'unica reale minaccia proveniva da Thomas Spencer, che gli Elkington coinvolsero immediatamente nelle sorti della Manifattura come socio di minoranza, confidandogli il controllo della distribuzione delle licenze del brevetto nella città di Liverpool e dintorni, per distoglierlo da più importanti pretese.

 

Gli Elkington iniziarono così, ufficialmente, la caratteristica politica di “reclutamento" alla loro causa dei migliori scienziati ed inventori dell'epoca, assicurandosi cosi l’esclusiva assoluta di ogni tipo di brevetto applicabile allo sviluppo della tecnica di placcatura per elettrodeposizione riguardante i metalli preziosi.

La più importante fra queste innovazioni fu quella relativa all’utilizzo dell’elettrolito a base di cianuro di potassio, scoperto da John Wright, un chirurgo di Birmingham. Egli lo brevettò in seguito ad una verifica sperimentale, che attuò ispirandosi alla lettura di un passaggio dei “Saggi di chimica" del noto chimico svedese Carl Wilhelm Scheele, nel quale si formulavano ipotesi alla solubilità dei cianuri d'oro e d'argento insieme al potassio.

 

In pratica quest'ultimo brevetto, acquistato per 1.500 sterline dagli Elkington nel settembre del 1840 poche settimane quindi prima della data di scadenza dell'applicazione, nella pratica commerciale, del loro brevetto del 25 marzo, garantiva il fissaggio definitivo ed il colore brillante del rivestimento di argento puro depositato sulla superficie dell'oggetto finito.

Sino ad allora questo risultato era ottenuto quasi sempre casualmente, nella soluzione a base di ammoniaca del bagno galvanico, utilizzata in tutti gli esperimenti dei cugini Elkington.

 

L'aggiunta successiva di questo ed altri elementi chimici perfezionarono ad un livello inverosimile la brillantezza e la durabilità della placcatura elettrolitica, a grave discapito della salute dei lavoratori. I buoni propositi che animarono in passato le intenzioni degli Elkington, erano ormai sepolte dal successo schiacciante del presente.

 

Essi erano riusciti nel loro intento, sviluppando quelle tecniche di doratura concorrenti al fatale metodo a base di mercurio e tutelando così la salute dei pochi artigiani altamente specializzati. Ma, ampliando all'argentatura il metodo elettrolitico, estesero i rischi di intossicazione alle categorie dei placcatori e dei pulitori, professioni operaie che non richiedevano specializzazione alcuna e per le quali gli addetti venivano retribuiti il minimo salariale di 30 scellini per una settimana lavorativa 60 ore.

 

La longevità stessa dell’insieme dei manufatturieri di "Old Sheffield Plate" fu di per sé indicativa dello stato di salute che godeva la professione:

Thomas Boulsover, Joseph Hancock, Matthew Boulton e Samuel Roberts vissero tutti tra gli 80 e gli 85 anni.  Elkington, invece, morì a soli 42 anni e suo cugino George all’età di 64 anni, lasciando ai sui quattro figli Frederick, James, Alfred e Howard una favolosa eredità di oltre 350.000 sterline.

 

Nulla meglio di questa cifra può quantificare il successo commerciale degli Elkington ma, mentre rapporti tra loro ed i vari inventori, scienziati ricercatori fu praticamente sempre positivo, finalizzato alla collaborazione reciproca, quello fra i cugini Elkington ed altri manifatturieri si sviluppò seguendo direzioni contrastanti.

 

Tra i più fruttuosi possiamo annoverare quello con John Hardman titolare, a Birmingham, di una manifattura di bottoni metallici che, per poter sfruttare pienamente il brevetto di doratura degli Elkington, entrò in società con loro fin dal 1837.

 

Un secondo rapporto associativo estremamente positivo per i cugini Elkington, fu quello che essi strinsero immediatamente in seguito al brevetto del 1840, con l’argentiere londinese Benjamin Smith Jr. , nativo di Birmingham, nonché figlio primogenito dello stesso Benjamin Smith, collega di Paul Storr dal 1802 al 1814, alla direzione della Manifattura degli argentieri della Real Casa: Rundell, Bridge & Rundell.

Benjamin Smith Jr. ottenne dagli Elkington la licenza esclusiva all'intera regione di Londra per produrre e commercializzare oggetti placcati elettroliticamente. Per questo egli attrezzò un laboratorio argentatura galvanica in Moorgate Street ed aprì un negozio, all'insegna degli Elkington, in Regent Street, nel pieno centro di Londra.

 

Il suo contributo maggiore fu quello di indirizzare i cugini Elkington alla conquista del mercato della Capitale, fornendo loro alcuni modelli disegnati dal padre, oltre ad orientare la loro manifattura verso l'interpretazione del più puro stile naturalistico, considerato il summum dell’espressione artistica contemporanea presso gli arbitri del gusto londinese.

È nella maturità di questo stile, forte della maestria acquisita dal padre, che Benjamin Smith Jr. converti i cugini alla realizzazione di quei modelli che meglio esprimevano lo spirito del naturalismo. Il più celebre di questi fu l'Alzata dei Mughetti, che destò ammi sia all’Esposizione di Birmingham del 1849 che a quella Universale del 1851.

 

Inoltre, il favore suscitato da questa evoluzione del gusto, privilegiò inaspettatamente l’esecuzione di oggetti in metallo placcato elettroliticamente i quali  grazie ai propri metodi di realizzazione, si rivelarono economicamente competitivi  rispetto all’argenteria massiccia massiccia e decorativamente superiori agli stessi modelli realizzati in “Old Sheffield Plate".

 

Anche i più innovativi tra i manufatturieri di “Old Sheffield plate”, non riuscirono a svincolarsi dai limiti tecnici, applicando ornati in stile naturalistico a forme di base già sorpassate. Alcuni tra loro, nel tentativo disperato di ridurre i costi di mano d'opera, si adattarono, durante il periodo di transizione, ad utilizzare diverse fusioni in leghe a base di nichel argentate elettroliticamente per realizzare supporti, bordure e prese dall'ornato particolarmente complesso.

 

Sfortunatamente per gli Elkington, poco dopo i primi entusiasmi inziali, Benjamin Smith Jr. - il cui figlio sposò nel 1840 la figlia di George Elkington- si rivelò troppo preoccupato a mantenere alta la propria reputazione di grande argentiere, per impegnarsi in prima persona nel diffondere a Londra le muove argenterie galvaniche.

 

Nel frattempo, l'insieme dei Manifatturieri di "Old Sheffield Plate" organizzarono varie campagne di discredito pubblico dell'argenteria galvanica scagliando contro gli Elkington le accuse piu infamanti: dalla inferiore qualità dell'argentatura alla scadente rifinitura dei prodotti, dall'assenza di qualsivoglia impronta artistica nel disegno del modelli fino all’illegittimità dell’invenzione, da parte degli Elkington, del metodo di placcatura elettrolitica.

 

Quest’ultima opinione era largamente diffusa fra i numerosi inventori e ricercatori del mondo scientifico, che si sentivano ingiustamente defraudati a causa della sottile, ma fondamentale definizione del brevetto dei cugini Elkington, riguardante l’impiego dei metalli preziosi.

 

Nel frattempo, il progresso degli esperimenti scientifici di John Stephen Woolrich che, lo ricordiamo, brevettò tre settimane prima degli Elkington il procedimento di placcatura elettrolitica del rame e del nichel, lo condusse alla scoperta della prima dinamo concepita espressamente per la placcatura dei metalli, che egli brevettò il 1º Agosto 1842.

 Questa invenzione sfruttava il principio dell’induzione elettromagnetica sviluppato dal Professor Michael Faraday che, già nel 1833 coniò i termini scientifici elementari elettrolisi, elettrolito, anodo e catodo.

 

 Il prototipo di questa macchina è tuttora custodito al Museo della Scienza e della Tecnica di Birmingham e fu originariamente costruito su concessione da Thomas Prime, nel 1844, per il proprio laboratorio di Northwood Street, dove rimase in funzione sino al 1877.

 

 Lo stesso Michael Faraday si recò a vederla in funzione in occasione della riunione a Birmingham della Britsh Scientific Association, accompagnato da alcuni colleghi e da sua moglie Sarah, figlia di una dei fratelli Barnard, i primi argentieri londinesi che stipularono il 3 dicembre 1842, l’accordo di concessione che assicurava loro l’esclusiva dei diritti di realizzazione di oggetti placcati elettrolitica mante con il metodo degli Elkington. La dinamo di Thomas Prime era la più grossa spina nel fianco dei cugini Elkington fin al maggio del 1846, quando Henry Elkington riuscì ad acquisirne il brevetto, non dallo stesso Woolrich, che aveva già rifiutato in precedenza diverse proposte finanziarie avanzate dagli Elkington, ma da Brook Evans, al quale Woolrich, in un momento di difficoltà economica aveva ceduto i diritti del brevetto. Prima di quella data, la licenza di sfruttamento della dinamo elettromagnetica era già stata concessa non solo a Thomas Prime ma anche ad altri due cocncorrenti degli Elkington le cui manifatture erano situate nella città di Sheffield: si trattava di William Carr Hutton, figlio di posatiere di Birmingham e di William Briggs che, nel 1865, fondò la manifattura di Robert & Belk.

Durante lo stesso periodo anche i cugini Elkington si impegnarono nella diffusione delle concessioni del loro brevetto e, in seguito all’accordo stipulato con Benjamin Smith Jr., rivolsero le loro proposte ai manifatturieri di "Old Sheffield Plate".

 

Essi rifiutarono ogni accordo, un po' per orgoglio, ma soprattutto scoraggiati dalle richieste finanziarie spropositate avanzate dagli Elkington.

Al principio, infatti gli Elkington pretesero ben 1.000 sterline per la cessione del diritto di sfruttamento del procedimento ed il pagamento di una percentuale per ogni oncia d'argento depositata, oltre alla punzonatura, con il loro marchio, di ogni oggetto realizzato.

Il netto rifiuto di Thomas, James e Nathaniel Creswick nel 1841 seguito da quello dell'anziano, ma sempre autorevole, Samuel Roberts, convinse i cugini Elkington a ridimensionare notevolmente le loro richieste. Essi stabilirono intorno alle 150-200 sterline, la cifra per la concessione dei diritti del brevetto e limitarono, entro un numero ragionevole di anni, la richiesta di diritti sulla percentuale dell'argento depositato elettroliticamente, abbandonando infine totalmente la  pretesa della punzonatura degli oggetti con il loro marchio. E’ in questi termini che gli Elkington raggiunsero a Dicembre 1842, il primo accordo di concessione con i fratelli Barnard seguiti, il 1º Maggio 1843 da nientemeno che Garrard, gioielliere della Corona di Guglielmo IV.

Nella città di Sheffield, dove l'opposizione alla diffusione di questo brevetto, originario della città di Birmingham era tenacissima, il primo concessionario degli Elkington si stabilì solo alla fine del 1843.

Si trattava di John Harrison, un produttore di Britannia Metal, che fu seguito, nel luglio del 1845 da Walker & Coulson e, nel settembre dello stesso anno da Broadhead & Atkin.

James Dixon invece iniziò col far eseguire la placcatura dei loro prodotti da Walker & Coulson, prima di richiedere la licenza agli Elkington nel 1848.

Durante quegli anni la prassi che seguirono la maggior parte dei manifatturieri "Old Sheffield Plate", si rifletteva nell’atteggiamento di James Dixon. Nonostante le richieste ormai ragionevoli degli Elkington, essi preferirono ancora rivolgersi a terzi, specializzati nella placcatura elettrolitica, per rifinire cosi i loro oggetti, piuttosto che riconoscere pubblicamente la superiorità commerciale del procedimento degli Elkington.

Thomas Bradbury, per esempio, in seguito al rifiuto dell’offerta di collaborazione sottopostagli dagli Elkington nel maggio del 1850, continuò la produzione di oggetti argentati elettroliticamente, servendosi dei bagni galvanici di J. & C. Ratcliff. Un comportamento radicalmente diverso fu invece quello di Samuel Roberts, che nel maggio del 1843, riconobbe infine di aver commesso un grossolano errore di valutazione riguardo il successo dell’argenteria galvanica degli Elkington.

Egli decise di liquidare, al prezzo di costo, l’intero contenuto del magazzino della propria Manifattura di oggetti in "Old Sheffield Plate", riuscendo così ad evitare, per un soffio, le perdite finanziarie catastrofiche che caratterizzarono, poco dopo, il fallimento dei più ostinati manifatturieri di “Old Sheffield Plate".

Anche a livello internazionale l’ascesa dei cugini Elkington fu contrastata, sin dagli inizi, dallo stesso Charles Christofle, contro il quale gli Elkington intentarono un lungo processo in difesa dei diritti del proprio brevetto. Christofle lo applicava in maniera fraudolenta, a loro insaputa, sin dal 1840, sostenendo di averne acquisito l'esclusiva dal chimico francese Henry Ruolz.

Fu solo nel 1842 che i giudici riconobbero la legittimità delle richieste dei cugini Elkington, costringendo Charles Christofle a sborsare la somma di mezzo milione di franchi a titolo di indennizzo per i danni causati. Il pagamento di questa favolosa cifra era però subordinato all'assegnazione a Christofle dell’esclusiva dei diritti relativi alla placcatura elettrolitica - su tutto il territorio francese.

E’ grazie a questo monopolio, costruito sullo sfruttamento del brevetto degli Elkington, che Christofle realizzò il proprio impero.

Già nel 1847, il suo giro d'affari superava i 2.000.000 di franchi. Fu nella stessa posizione di supremazia finanziaria che si trovavano i cugini Elkington alla vigilia dell’Esposizione Universale del 1851.

La loro ascesa non conobbe soste: già dal 1842, per sostenere economicamente le ricerche scientifiche, gli sviluppi commerciali e le battaglie legali, gli Elkington proposero a Josiah Mason, un influente industriale, di allearsi a loro come socio di capitale; nel 1849 invece essi decisero di sciogliere la società con Smith, liquidandolo per assumere direttamente il controllo del laboratorio e del negozio londinese.

 

Intanto la qualità generale dell’argenteria galvanica degli Elkington aveva raggiunto i massimi livelli. Riguardo ai loro modelli, che erano già stati migliorati grazie al contributo dei disegni di Benjamin Smith, furono ulteriormente raffinati nel 1848.

I cugini Elkington acquisirono gran parte del campionario proveniente dalla chiusura definitiva della Manifattura di Soho, sempre all'avanguardia nella produzione di “Old Sheffield Plate", fin dalla seconda metà del XVIII secolo, sotto la prestigiosa ed innovativa guida del grande Matthew Boulton.

Le aspirazioni degli Elkington miravano ormai al riconoscimento mondiale della supremazia artistica della loro Manifattura. Questo poteva concretizzarsı di lì a  poco, a Londra, in occasione dell’organizzazione della prima Esposizione Universale nel 1851.

La realizzazione di questa prima mondiale non fu il risultato di sforzi particolari da parte del Governo Britannico, ma scaturì esclusivamente dalla volontà di riforma nel campo delle Arti Applicate, sostenuta dal principe Alberto e da Henry Cole, entrambi membri di primo piano della Royal Society of Arts, che organizzò le tre precedenti esposizioni industriali inglesi, svoltesi a Manchester nel 1845 e nel 1846 ed a Birmingham nel 1849.

Il finanziamento dell’Esposizione Universale fu interamente privato ed avvenne mediante una sottoscrizione che raccolse i fondi necessari per la costruzione dell’edificio, progettato dall’architetto Joseph Paxton.

I lavori iniziarono il 26 settembre 1850 su di un terreno, di proprietà della Corona, situato nella parte sud di Hyde Park. Da quella data fino al marzo 1851 il numero degli addetti ai lavori aumentò progressivamente sino a raggiungere duemila persone. Il primo maggio 1851, giorno dell’inaugurazione dell’esposizione Universale, la costruzione era da poco completata, e solo allora i contemporanei compresero che stavano assistendo ad uno degli avvenimenti culturali più siginificativi del XIX secolo.

Si contarono ben 13.937 espositori dei quali 7.381 originari della Gran Bretagna e dei territori l'Impero e 6.556 rappresentanti i rimanenti paesi stranieri.

Le uniche Nazioni che rifiutarono l’invito alla manifestazione furono il Giappone ed il Regno delle Due Sicilie.

In Francia, dove era già prevista l'organizzazione di una Esposizione Nazionale nel 1854, l'Esposizione Universale venne interpretata come l’occasione ideale per misurarsi, a proprio favore, con le manifatture inglesi sul loro territorio.

Ma, a causa delle radicate ostilità verso il libero scambio e per timore di esporre dei modelli realizzati con nuovi metodi di esecuzione che avrebbero potuto essere plagiati dai concorrenti britannici, si ebbero, all'ultimo minuto, diverse defezioni importanti tra la quali spiccarono quelle dei bronzisti Denière Thomire, nonché quelle delle cristallerie di Baccarat e Saint-Louis.

L'Esposizione fu aperta dal 1º maggio all’11 ottobre 1851, domeniche escluse, dalle ore 10 alle 19.

Malgrado l’ingresso fosse a pagamento, il successo di pubblico fu enorme e si contarono 6.039.195 visitatori, con una media di 43.831 presenze al giorno.

Gli oggetti che attirarono inevitabilmente la curiosità dei visitatori furono senz’altro i due diamanti più famosi del mondo: il Koh-I-noor, di proprietà della Regina Vittoria ed il Diamante Blu, dell'americano Henry Thomas Hope.

Per quanto riguarda l'argenteria, malgrado il tempo che ebbero a loro disposizione ed il prestigio suscitato da questo avvenimento, ben pochi argentieri furono in grado di preparare dei nuovi modelli espressamente per l'Esposizione.

In questo senso i cugini Elkington si distinsero brillantemente, grazie alla realizzazione di un ambizioso cofanetto in bronzo dorato, disegnato da Ludwig Grüner, un artista di origine germanica tra i prediletti dal Principe Alberto che, lo ricordiamo, era nativo della Sassonia.

I lati di questo cofanetto erano decorati da quattro placche di porcellana che ritraevano, in abiti rinascimentali, il Principe Alberto, la Regina Vittoria ed il Principe di Galles, dipinti da Henry Pierce Bone.

Intorno al fregio della base erano disposti sei tondi di Leonard Wyon che raffiguravano i rimanenti figli della Famiglia Reale.

 

È soprattutto grazie a quest’opera che ai cugini Elkington fu assegnata una "Council Medal" la massima distinzione conferita in occasione dell’Esposizione Universale.

I membri della giuria però si rifiutarono di elogiare le applicazioni artistiche dell’argentatura elettrolitica ignorando la totalità delle rivoluzionarie realizzazioni esposte alla mostra.

Al contrario, la stessa giuria assegnò una delle 2921 "Prize Medals" a Creswick, l’unica manifattura, insieme a quella di Padley, Parkin & Staniforth, ad esporre esclusivamente oggetti eseguiti in "Old Sheffield Plate", realizzati con il vecchio metodo di placcatura a fuoco e rifiniti in argento.

Questi “importanti per dimensioni e buon gusto" come menzionò la giuria, elogiando in particolar modo i loro candelabri in stile Luigi XIV e Luigi XV.

II passar del tempo rese giustizia agli Elkington nel 1862, quando la giuria dell’Esposizione di Parigi riconobbe pubblicamente la superiorità qualitativa artistica dell’argenteria placcata elettroliticamene coronando così la più grande ambizione degli Elkington.

 

 -Ringraziamo il Dr. Andrea De Giovanni per la gentile concessione di questo testo tratto da: "PUNZONI DELLO SHEFFIELD VITTORIANO 1841-1900" pubblicato nel 2009 dalla De Giovanni Argenteria S.r.l. Viale Lancetti, 34 - 20158 Milano

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